Guido Olimpio: Gli 007 americani: “Il mullah Omar è in Pakistan”

12 Settembre 2006
Si avvicina l’11 settembre e tornano gli avvistamenti dei grandi ricercati. L’ultimo riguarda il mullah Omar, il leader dei talebani, alla macchia con Osama dall’autunno 2001. Fonti di intelligence americane citate dalla Cnn sostengono che il capo guerrigliero si nasconde in Pakistan. In base alle segnalazioni raccolte dagli 007, il rifugio è nella città di Quetta, capoluogo del Belucistan, area inquieta perché scossa dalle azioni dei separatisti. Il mullah si sarebbe diviso da tempo da Bin Laden che, affermano i cacciatori americani, si è stabilito in Pakistan nella regione tribale di Bajuar. La rivelazione ha provocato una immediata smentita da parte delle autorità pachistane: ‟È una notizia priva di qualsiasi fondamento”. Gli americani sostengono che non solo il mullah ha creato la sua base a Quetta, ma continua a guidare il movimento talebano. Il suo sarebbe un controllo ‟strategico” mentre le operazioni sul campo sono state affidate al mullah Dadullah, altro personaggio con una fama sinistra, e a Jalaluddin Haqqani, leader tribale e con una tradizione di combattente. Sarebbe questa - sostengono informazioni britanniche - la troika che coordina gli attacchi guerriglieri contro le truppe della coalizione in Afghanistan. Il vertice ha pianificato un’offensiva di ampio respiro unendo attività guerrigliere nelle campagne e attacchi terroristici nei centri abitati. Lo provano i furiosi combattimenti che hanno impegnato le forze speciali della Nato, con assalti agli avamposti e agguati alle pattuglie (come quello subito dagli Incursori della Marina italiana). Una tattica dispendiosa per i ribelli, falciati a decine, ma che però ha evidenziato la carenza di uomini per la coalizione. I generali Nato sottolineano che solo l’85% delle forze è impegnato nel settore sud e dunque servono con urgenza rinforzi per tenere testa ad avversari insidiosi. Non meno pesanti sono i colpi di mano dei kamikaze. Fonti dell’Alleanza ne hanno contati almeno 50 negli ultimi dodici mesi: alcuni uomini-bomba sono forse stranieri (arabi) ma il resto sarebbero locali. Infatti nella regioni afghane di Kandahar e Helmand, dove è più forte l’opposizione alle truppe occidentali, i portavoce hanno cambiato definizione dei nemici. Prima erano gli ‟Aqt” (al Qaeda-Talebani), oggi sono ‟Acm” (militanti anticoalizione). Scambi di etichette che in realtà indicano come la sfida venga da formazioni dove si mescolano i resti dei talebani, forze fresche reclutate in Pakistan e Afghanistan, nuclei di mujaheddin arabi. Sempre informazioni di fonte britannica indicano Dadullah quale responsabile del settore di Helmand, mentre Haqqani coordina le incursioni al confine con il Pakistan. La divisione di compiti sarebbe stata decisa dal mullah Omar in primavera e sostenuta dall’afflusso di armi e uomini. Una linea di rifornimento, accusano gli inglesi, mantenuta grazie alla popolazione locale e all’atteggiamento del Pakistan, che fa ben poco per chiuderla. Ecco perché le rivelazioni sulla presenza del Grande capo a Quetta assumono un peso ancora maggiore. Sempre sull’imprendibile Omar, malgrado Washington abbia offerto una taglia di dieci milioni di dollari, è emerso un risvolto curioso. Un esperto americano ha sostenuto che la foto del ricercato nel bollettino di ricerca ufficiale non è quella del mullah, ma apparterebbe a un altro esponente talebano. L’immagine ‟buona”, afferma lo studioso, ritrae il volto del ribelle, con l’occhio destro semichiuso (perché menomato). In realtà di fotografie ne girano molte - alcune sfocate o scattate da lontano - ed è difficile distinguerle. La storia delle immagini è solo un piccolo episodio della lunga caccia ai vertici dei talebani e di Al Qaeda. In tanti in Occidente si chiedono perché la ricerca non abbia dato risultati malgrado i solenni proclami dell’amministrazione Usa. E non mancano coloro che ritengono troppo debole l’impegno sul terreno a causa anche della guerra in Iraq. Gli americani hanno lasciato in Afghanistan solo unità speciali che operano insieme a quelle di Paesi amici nella ricerca di Osama.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …