Guido Olimpio: Al Qaeda. “Meno stragi, perdiamo consenso”

04 Ottobre 2006
Al Zarqawi era diventato ingombrante, quasi un peso per Al Qaeda. Le stragi, gli attacchi al di fuori dei confini iracheni, le eliminazioni di capi clan locali mettevano a rischio la strategia a lungo termine del movimento. Al punto che Osama e il ‟Dottore” Ayman Al Zawahiri erano sul punto di sostituirlo con qualcuno più obbediente. È un affascinante spaccato della realtà qaedista quello che emerge da una lettera trovata nel covo di Al Zarqawi e scrittagli nel dicembre 2005 da un alto dirigente del movimento, Atiyah Abd Al Rahman, un libico di 37 anni con una lunga esperienza da mujahed e noto per i consigli dispensati via Internet con lo pseudonimo Louis Allah. Nel messaggio il terrorista conferma che i leader di Al Qaeda - malgrado le smentite di Islamabad - sono nascosti nel Waziristan (Pakistan) e si trovano ‟in una condizione di debolezza”. Infatti Atiyah ordina ad Al Zarqawi di inviare dei messaggeri in quanto è più facile viaggiare dall’Iraq verso il Pakistan che viceversa a causa di ‟un nemico feroce” (gli alleati). La lettera, diffusa dal Comando centrale Usa il 25 settembre, si apre con un lungo elogio di Al Zarqawi definito ‟un uomo pubblico, la cui azione ha avuto un impatto in tutto il mondo”. Seguono altri complimenti per esaltarne la figura, la capacità di sfidare l’America, la forza di portare sulle spalle una grande responsabilità. Scontate parole di miele, seguite da una severa reprimenda nei confronti di Al Zarqawi e da un ordine perentorio: astieniti da prendere decisioni senza prima aver consultato il Dottore e Osama. ‟La politica - predica Atiyah - deve prevalere sul militarismo. La compassione deve precedere la rabbia. Guardati dai tuoi errori, anche se piccoli, perché possono distruggerti”. Per il vertice dell’organizzazione è controproducente la guerra scatenata contro gli sciiti in Iraq così come l’allargamento delle operazioni ad altri Paesi. Nel testo si esprime chiaro dissenso nei confronti degli attacchi suicidi contro gli hotel di Amman. La lotta - è ancora l’ordine - deve concentrarsi sull’Iraq: ‟Questa è l’opinione dei fratelli qui (ossia Osama e Zawahiri, ndr)”. Per la direzione strategica è necessario evitare di ripetere l’errore compiuto dal movimento integralista in Algeria a metà degli anni ‘90. Eravamo sul punto di vincere - rammenta Atiyah che ha partecipato agli scontri sul fronte algerino - ma ci siamo distrutti con le nostre mani alienandoci il sostegno della gente. Come? Sgozzando migliaia di innocenti, seminando il terrore tra i civili. Un’anticipazione di quanto poi fatto a Bagdad. Criticando di fatto il culto della personalità di Al Zarqawi, Atiyah lo invita a non essere geloso del marchio di Al Qaeda, gli suggerisce di consultare anche ‟i non mujahedin” come ulema e capi clan. ‟Conquista l’appoggio delle persone. Assistili, tenendo conto anche delle loro debolezze. Mostra pietà, rispetto. Evita di uccidere religiosi o capi tribù. Non agire da solo, preserva unità e solidarietà”. La requisitoria è la conseguenza della campagna di sterminio scatenata da Al Zarqawi dal 2003 in Iraq, con un crescendo di azioni indiscriminate condotte anche con i kamikaze. Una linea che il suo successore, Al Masri, ha solo parzialmente corretto, dimostrando quanto siano lontane le posizioni tra i capi storici e la base jihadista. Osama e i suoi ragionano, hanno una mente politica mentre molti guerriglieri sul campo sono affascinati dalle tattiche ‟tutto e subito” lanciate da Al Zarqawi, dal taglio della testa alla presa d’ostaggi. La lettera si chiude con Atiyah che invita il ‟fratello” a comunicare via Internet ‟usando la parola chiave che mi hai dato molto tempo fa ad Herat”. Una conferma di quanto la rete sia importante per i qaedisti.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …