Guido Olimpio: Caso Litvinenko. Laboratorio 12, la casa del veleno

27 Novembre 2006
La prima regola è che il veleno dei sicari sia invisibile. Magari una miscela di un elemento innocente e uno sconosciuto. Oppure una nuova sostanza. L’obiettivo è ostacolare l’intervento dei medici, per i quali la diagnosi diventa un rompicapo. Il caso Litvinenko ne è la prova: all’inizio pensavano che la causa dell’avvelenamento fosse tallio, poi hanno scoperto che si trattava di polonio 210. Trucchi che possono rendere tardive le cure, mimetizzazioni per impedire il ricorso ad un antidoto (se mai esiste). Sistemi usati con efficacia letale dal famoso Kgb durante la Guerra fredda e oggi impiegati di nuovo dai due servizi di intelligence, l’Fsb e lo Svr (spionaggio esterno). La seconda regola imposta dagli 007 è la facilità di dispersione della sostanza. La inserisci in un proiettile, la inietti con un ago, la sciogli in una bevanda, la mescoli al tabacco. Tutte invenzioni perfezionate dalla ‟Kamera” (o Laboratorio 12), la sezione del Direttorato incaricata di inventare veleni. Creata nel 1934 e ospitata per molto tempo al numero 11 del Corso Varsonofyevsky, la struttura ha dato libertà all’ingegno degli scienziati incaricati di fornire all’unità killer del Kgb, in codice smersh, mezzi sofisticati. E negli anni a seguire gli spioni sovietici, insieme con gli alleati del Patto di Varsavia, hanno dimostrato di saperci fare. Negli archivi dell’intelligence giacciono decine di dossier dedicati a personaggi eliminati. E alla voce ‟causa di morte” è scritta una parola generica: ‟Avvelenamento”. Nel 1957 e nel 1959, gli 007 eliminano dissidenti ucraini. Il primo con una pallottola contaminata tirata da un’arma a gas, il secondo con sostanze non meglio specificate. Scorribande rimaste quasi sempre impunite e che vedono il coinvolgimento dei servizi amici. Come i bulgari. Sono loro a togliere di mezzo l’oppositore Georgi Markov in una via di Londra con una minuscola sfera alla ricina sparata da un ombrello modificato. I romeni della Securitate studiano un sistema con radiazioni che ricorda la tragica fine di Litvinenko. Non sono da meno gli americani. Per Washington l’ossessione è Fidel Castro e i tecnici della Cia, attraverso il ‟Comitato per l’alterazione della salute”, producono - senza risultati - pozioni degne di mago Merlino. Quando crolla il Muro, i russi mandano in pensione la Guerra fredda ma ne conservano l’arsenale puntandolo sui nuovi nemici. Lo stesso fanno gli ex del Patto. Riecco gli ucraini, con la diossina per contaminare Viktor Yushchenko. Pagano un prezzo pesante i ceceni. È probabilmente una lettera cosparsa con un misterioso veleno ad uccidere il leader guerrigliero Khattab. E la Cecenia diventa il perno attorno al quale si sviluppa una furiosa battaglia. L’ex Kgb, il Direttorato ‟S” dei servizi di sicurezza, i ribelli, i difensori dei diritti umani, gli esuli, i miliardi avversari del Cremlino sono i protagonisti della guerra segreta. Si organizzano complotti e attentati sotto le insegne della falsa bandiera. In poche parole: organizzi un’operazione e poi fai in modo che la colpa ricada su altri. È quello che Litvinenko aveva denunciato in un libro. La campagna di attentati che avevano sconvolto Mosca non era ordita dai ceceni, bensì dall’intelligence russa. Ed è sugli eccessi nel Caucaso che indagava la giornalista Anna Politkovskaja. Un lavoro coraggioso pagato con la vita. Il 7 ottobre viene assassinata da un sicario mentre torna dalla spesa. L’agguato provoca una reazione a catena che arriva fino all’avvelenamento di Londra. Nel mezzo una serie di episodi inquietanti. Alcuni sono legati alla ‟campagna di Russia”, altri non hanno alcuna relazione ma appartengono comunque al mondo delle ombre. Vediamoli. 7 ottobre: liquidata la Politkovskaja. 10 ottobre: suicidio di un alto dirigente dei servizi bulgari. 13 ottobre: suicidio dell’ex ministro degli Interni bulgaro. 30 ottobre: muore per infarto testimone della commissione Mitrokhin. 1° novembre: avvelenato Litvinenko. 15 novembre: suicidio del responsabile degli archivi dei servizi bulgari. 18 novembre: eliminato ex capo della sicurezza cecena. Nessuno si azzarda a prevedere la fine. La colonia russa sul Tamigi teme nuovi colpi. Gli amici di Putin alludono a provocazioni. I nervi sono tesi. Buttare giù un bicchierino di vodka o sorseggiare un tè è come giocare alla roulette russa.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …