Guido Olimpio: Armi, killer e spie: il mistero del canale Volna

04 Dicembre 2006
Nel mondo delle ombre è conosciuto come il canale Volna. Una via segreta usata dagli 007 russi e da ambienti criminali legati ai servizi. Un sistema per far passare documenti puliti e bombe sporche, come quella piccola-piccola al polonio usata per la trappola di Londra. E in quella trappola è finito prima Litvinenko, ex agente con licenza di uccidere. Poi il suo contatto, Mario Scaramella, avventuroso consulente della commissione Mitrokhin. I ceceni sono convinti che, chiunque sia il responsabile dell’incredibile attacco, abbia usato il canale Volna. Seguite questa pista, dicono, e troverete il colpevole. Ma neppure loro hanno le idee chiare, mescolano verità e propaganda. Al punto che quando la storia dell’avvelenamento di Litvinenko non è ancora diventata una grande notizia lanciano sospetti su Scaramella riportando gli iniziali dubbi dell’ex 007: ‟Perché Mario cambia il giorno dell’appuntamento? Perché ha tanta fretta?”. Una volta in ospedale - secondo la versione ufficiosa - la vittima cambia idea e indirizza Scotland Yard sulle tracce dei sicari del Cremlino. Mutano i nomi e gli identikit. Killer del nuovo Kgb oppure ‟siloviki”, che incarnano l’ala dura dell’apparato militare-economico deciso a creare imbarazzo a Putin. Ancora: una banda di agenti rinnegati che vuol vendicarsi delle rivelazioni dell’ex compagno, colpevole di aver gettato un fascio di luce su misteriosi complotti. A verità si aggiungono verità. Meglio, versioni. Spuntano - ieri - due lettere per denunciare l’esistenza di un team di cinque uomini, incaricati di assassinare il transfuga. È un’operazione bagnata, in codice smersh. Il primo omicidio mirato di una lunga serie. A giudicare dagli effetti l’azione non è precisa. Luoghi contaminati in mezza Londra, allarme per il trasporto aereo, sindrome da contagio. La strana malattia dell’ex premier Gaidar alimenta nuove paure dando munizioni a quanti sono convinti di un piano deliberato del Cremlino. Gli specialisti di spy-story scartabellano negli archivi, rileggono vecchi libri, riscoprono trame da Berlino all’epoca del Muro. C’è chi non crede che l’Fsb russo abbia commesso un errore facendosi scoprire. Se volevano sbarazzarsi dello scomodo testimone lo spingevano sotto un bus. Un lavoro pulito. No, tutto troppo semplice. Allora si insinua che il duo Scaramella-Litvinenko, impegnato da mesi in una disperata caccia al dossier, sia stato giocato dalle volpi dello spionaggio. La coppia, cercando le carte sulle spie comuniste in Occidente, si imbatte in qualcosa di più pericoloso - magari una sostanza letale -, e finisce per essere contaminata. O sono gli stessi veterani del Kgb, con visi slavati e occhi freddi, ad usare l’uno per colpire l’altro. Tirandogli un ‟osso” avvelenato. Seguono Scaramella per arrivare a Litvinenko, spruzzano il polonio, poi diffondono una cortina fumogena, seminano calunnie. Per scambiare il ruolo di vittime e colpevoli. Le versioni si intrecciano, rendendo semplice qualsiasi trama di James Bond. In un ambiente che per natura è sempre grigio, la figura di Scaramella si mimetizza alla perfezione. Il consulente ha alle spalle una storia turbolenta, dove le patacche sostituiscono le medaglie. Negli anni ‘90 è protagonista di un blitz nella piazzetta di Capri. Vi arriva su una finta auto-civetta, con lampeggiante e paletta, si spaccia per ‟commissario” e sequestra generi alimentari. È un crescendo di mosse spericolate: due sue guardie del corpo sono coinvolte in una sparatoria con un camorrista, denuncia la presenza di ordigni atomici nel Golfo di Napoli, coltiva rapporti con strani ambienti. Passa con disinvoltura dalla lotta agli abusi edilizi alla testa del ‟Nucleo Ambiente società civile” alle indagini sulle talpe del Kgb. Trova sponde in qualche giudice mentre altri diffidano. Bussa anche alle porte della nostra intelligence: il Sisde non gli apre, il Sismi invece lo tiene a portata di mano. Fregiandosi di una lunga serie di titoli - come gli incarichi presso università americane, indiane, colombiane o alla Nasa -, comportandosi come uomo che sa, Scaramella si afferma come l’investigatore di punta della Commissione Mitrokhin, prezioso collaboratore del senatore Guzzanti. Gli chiedono di trovare prove sui legami tra esponenti del centrosinistra (Prodi, soprattutto) e l’intelligence sovietica. Gli danno fiducia e garanzie. Lui si sbatte, viaggia. Indagini che non portano in apparenza risultati: c’è chi lo considera un provocatore. Scruta a Est, si rivolge ai superstiti della Guerra fredda che cedono notizie - difficili da verificare - in cambio di ricompense. Chiede aiuto a quelli che stavano dall’altra parte. Vecchi lupi della Cia, ritiratisi in pensione al sole della Florida. Grigliata nel weekend, Martini, golf e affari. Loro pensano più ai contratti che alle carte della Mitrokhin. È una colonia colorata quella di Miami. Trovi il segugio che ha passato la vita a Scotland Yard e l’‟amerikano” che ha lavorato in incognito in Centro America dando battaglia a barbudos cubani e spie russe. Forse Scaramella pensa che quelli della Cia abbiano ancora voglia di incrociare le spade con i nemici di un tempo. Ma dovrebbe sapere che oggi, più dello spionaggio, conta l’anti-terrorismo. In Florida vendono sicurezza e non segreti. Scaramella ne è un po’ deluso. Riprova con Litvinenko mostrandogli ‟nuovi” documenti. Dovrebbero portare lontano e invece spingono i due in un intrigo mortale dove un Orso russo - al guinzaglio di Putin o di altri - era in agguato.

Guido Olimpio

Guido Olimpio, 48 anni, è giornalista del ‟Corriere della Sera”. Dal 1999 al 2003 corrispondente in Israele. Da vent'anni segue il terrorismo internazionale e, in particolare, quello legato alle crisi …