"Vorrei il mio nome sulle lenzuola". 6 domande a Federico Moccia

10 Aprile 2007
Moccia lei è ormai un uomo brand per il target giovanile ma ha un numero di cellulare preistorico, di quelli che iniziano col 336. Lo stesso dai tempi in cui non era famoso?
Veramente sì, è il primo numero che ho avuto, del primo telefonino che mi sono fatto...

Qualche giorno fa a Milano ha presentato un musical e una collezione di orologi. Fino a che punto è disposto a spingersi nei settori merceologici: cellulari sì, mutande no?
La verità è che ho ceduto i diritti di Tre metri sopra al cielo alla Cattleya e gli orologi fanno parte del merchandising legato al film. A me piace fare il libro poi il film poi magari lo spettacolo teatrale. Il resto non lo decido io e spero sempre non si esageri. Non vedrei quel simbolo su una padella, ma su due tazze per fare colazione sì, e anche su un bel paio di lenzuola, su un cuscino, sulle tende e magari su una bottiglia di bianco freddo da sorseggiare davanti a un bel tramonto...

Le hanno mai chiesto dì fare spot, di diventare testimoniai di qualcosa?
Mai, e invece mi piacerebbe molto essere associato a una pubblicità e saprei anche a che cosa: a una penna. Sarei perfetto, io scrivo a mano tutti i miei libri, il computer viene dopo. Mi piace sentire scorrere la penna sulla carta e la stessa pagina assume forma pittorica.

Uno stilista o un brand di abbigliamento le ha mai chiesto di vestirla?
No e infatti vesto sempre male, sono piuttosto scombinato. L'idea mi divertirebbe ma in realtà mi piace esser libero di decidere a capocchia...

I brand di Federico Moccia?
Sono un po' quelli di Step: i Levi's, le Adidas, la camicia Brooks Brothers, il telefonino Nokia e i Ray Ban di tutti i tipi, ne ho una collezione. Però l'orologio è antico, un Bulova Accutron che adoro e metto solo quello. Il brand-Moccia è composto di cose che mi piacciono ma non necessariamente di moda.

Ma la vera incoronazione a personaggio è la parodia di Fiorello. Sicuro che le piace?
Finora si è sempre tenuto nei limiti del decente. Del resto lui è un grande e si accorge se esagera. È come quando a una cena metti in mezzo uno e lo prendi in giro. Se sei educato senti tu stesso quando cominci a stonare e l'atmosfera intorno gela, metti tutti in imbarazzo e non ci si diverte più. Bisogna sapere accettare il gioco della società in cui hai deciso di vivere, no? Anche se agli incontri nelle librerie molti ragazzi arrivano. credendo alla caricatura di Fiorello; mi tocca riconquistarli e dirgli subito che non sono quell'imbecille che dice "CiaosonoMoccia-scrivolibbri..."

Federico Moccia

È autore per la televisione e sceneggiatore per il cinema. Tre metri sopra il cielo (2004), il suo primo romanzo, pubblicato da Feltrinelli, ha superato la soglia di un milione …