Michele Serra: L'amaca di venerdì 21 settembre 2007

24 Settembre 2007
Il sacerdote teologo che, per conto dei giudici di Palermo, ha esaminato la Bibbia appartenuta a Bernardo Provenzano, sostiene (in sintesi) che il boss si serviva di quel libro perché era attirato dal suo linguaggio simbolico: gli serviva per comunicare segretamente con altri. Un uso del tutto strumentale, insomma. Ma poiché quello non è un libro qualunque, è la parola di Dio per un paio di grandi religioni monoteiste e per qualche centinaio di Chiese minori, ci rimane il fondato dubbio che il mafioso Provenzano cercasse proprio in quel libro, e non in altri, una giustificazione "etica" del suo impero di sangue. Una cornice trascendente che riuscisse a inquadrare diversamente i propri porci comodi. È questo, del resto, uno dei più antichi e consueti rovelli del Potere: auto-investirsi di una missione "divina" che lo ponga al di sopra del normale e spesso sconcio arrabattarsi degli umani. Ovviamente, l’uso pretestuoso che Provenzano (e centinaia di altri mafiosi) fa di quelle scritture, e della fede cristiana in generale, è un caso limite di falsa coscienza. Però dovrebbe far riflettere i non pochi sostenitori dell’idea (indimostrata e indimostrabile) che "non c’è etica senza Dio". La verità è che, molto spesso, non c’è etica nemmeno con Dio. La Bibbia sul comodino non garantisce sull’etica di chi le dorme accanto. Vero semmai il contrario: è chi le dorme accanto che può garantire per la sua copia della Bibbia.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…