Giorgio Bocca: Così è nata la libertà

03 Marzo 2009
Il capo del governo italiano evita, come è noto, le celebrazioni della guerra di Liberazione. "Ho altro da fare", dice. E conosce poco la storia del nostro Paese se dice, come ha detto di recente, che i partiti che fecero la Costituzione si ispiravano alla rivoluzione sovietica. Piero Calamandrei, uno dei più influenti costituenti, la pensava diversamente: "Lo spirito della Costituzione deve tradursi in questi caratteri essenziali: la democrazia come sistema politico delle libertà e il lavoro. La garanzia del posto equamente remunerato, come sostanza di una libertà non solo formale". Cioè il programma dei fratelli Rosselli e del loro movimento Giustizia e Libertà. Ma a parte l'ideologia della Costituzione repubblicana, c'erano i rapporti di forza che i nostri moderati spesso e volentieri dimenticano.
Le prime libere elezioni avevano fortemente ridimensionato l'egemonia dei comunisti, il loro partito non era il primo come sosteneva la loro campagna elettorale, ma il terzo, dietro il socialista e il democristiano. Palmiro Togliatti ne è così consapevole che fa approvare anche dai compagni più riottosi l'articolo 7 che riconosce alla Chiesa una posizione di assoluto privilegio. Detta l'articolo 7: "Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale".
Due compagni, La Noce e Terracini, ebbero il coraggio di non dare il loro voto, il partito della rivoluzione, della terza ondata che ancora turba i sonni del nostro premier approvò in massa, e chi non ne avesse memoria storica può constatare ogni giorno che di questo privilegio la Chiesa continua a fare ampio e pesante uso.
La Costituzione repubblicana manda, per il nostro premier, puzza demoniaca di zolfo sovietico, ma non è così, la sua inconfondibile impronta è democratica. Una delle ragioni per cui chi conosce la Resistenza pensa che essa sia stata fondamentale per la nostra democrazia è che essa non fu concessa a malincuore da un sovrano, ma guadagnata con fatica e sangue da una generazione d'italiani. Fra i difetti peggiori c'è il non avere memoria storica, oggettiva, di quanto realmente avvenne, e di preferire spesso la storia sacra e retorica. Ebbene, l'Italia regia e fascista aveva compiuto un'evidente modernizzazione tecnica del Paese, ma aveva mancato e spesso peggiorato la sua riforma sociale: l'Italia restava una società rigidamente di classe, non solo nel censo, ma anche nei diritti umani e civili, una società in cui gli operai, i contadini e il 'volgo disperso che voce non ha' restavano diversi anche nel modo di vestire, anche nei pubblici uffici e persino nei pubblici passeggi.
La guerra di liberazione come guerra di popolo a cui partecipavano italiani di tutte le classi sociali fu l'occasione storica non di una rivoluzione di classe mancata, ma di una rivoluzione che desse finalmente all'Italia il volto di una società civile.
I critici moderati della Costituzione dicono che essa pecca di realismo e di retorica quando parla di eguaglianze e di diritti al lavoro e al benessere che la realtà ignora o disattende. Ma il Paese aveva bisogno di una Costituzione forte, di un'armatura che la proteggesse dalle sue permanenti tentazioni autoritarie.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …