L’interminabile querelle sulla santificazione di papa Pacelli, ritenuto da alcuni un molto flebile osteggiatore del nazismo e dell’antisemitismo, potrebbe essere in breve sdrammatizzata
Le fesserie di Berlusconi su Obama hanno fatto passare quasi inosservata la sostanza della sua visita all’amico Putin: il cordiale consenso del capo del governo italiano per l’attacco russo in Georgia
Tra le tante emozioni dell’Obama Day, rimane forte l’ammirazione per la lealtà e la signorilità di McCain. Si dice sia frutto di un’identità nazionale molto più solidale e unita della nostra, ma non ne sarei così certo
"Berlusconi è come Videla", sbotta Tonino Di Pietro. Poiché Videla era un signore che faceva torturare e uccidere gli avversari politici, il paragone appare leggermente sovreccitato, e fa riflettere, più che su Berlusconi, sullo stesso Di Pietro
I diritti umani: storia, battaglie e idee nelle voci di quanti si sono battuti e si battono per realizzarne il sogno. L’elenco delle voci raccolte da Antonio Cassese in Voci contro la barbarie.
Non è per contraddire Barack Obama, ma "il Paese dove tutto è possibile" non sono gli Usa. È l’Italia. Dove è possibile che il capogruppo del partito di maggioranza commenti l’elezione di Obama dicendo che fa contenta Al Qaeda
La violenza talebana, l'occupazione dell'Occidente, l'eroismo delle donne. Nadeem Aslam, scrittore esule, e Guido Rampoldi, inviato italiano, raccontano in due romanzi la loro verità su un Paese ancora in guerra.
Una spedizione punitiva di una trentina di fascisti contro la Rai (colpevole di avere trasmesso, a Chi l’ha visto?, immagini degli scontri di piazza Navona nelle quali si distinguono i volti di alcuni picchiatori) è un fatto gravissimo
L'attenzione è rivolta ai risultati del voto per il Congresso perché, nell'ipotesi di una vittoria di Obama, la sua capacità di mantenere le promesse elettorali dipenderà strettamente dalla solidità della maggioranza democratica in Congresso.
Abbiamo della miseria urbana un'immagine diversa da quella statunitense. Pensiamo ad affollate bidonvilles, a una folla cenciosa. Invece qui hai strade deserte lungo cui scorrono negozi chiusi dalle vetrine sfasciate, distributori di benzina in rovina
Dalle convention repubblicana e democratica fino alle elezioni del 4 novembre, la cronaca e i commenti dei nostri autori sullo scontro McCain-Obama, tratti dai quotidiani italiani. Articoli di D’Eramo, Serra, Tonello, Zucconi.
Lunghe code alle urne, battaglia in Indiana e Virginia. La candidatura della Palin è stata emozionante solo per la base dei repubblicani.Tutti ricorderanno cosa hanno fatto ieri e se hanno votato per Obama diranno "Io c’ero".
Era gennaio, la strada ancora lunga. In una palestra del North Carolina, ascoltai la Voce intonare il salmo: "Questa sera una luce scenderà dall’alto per illuminarvi, conoscerete un’epifania e voi vi scoprirete a dire: Devo votare per Obama’".
Oggi l'America vota. E vota contro la storia. Vota per eleggere un presidente nero (che ironia, se vincitore, occuperà la Casa bianca) in un paese fondato su tre secoli di schiavismo, marcato da un secolo di segregazione
Il razzismo degli incappucciati è finito. Quello che vive e prospera e viene spudoratamente utilizzato da McCain e dalla Palin nelle ultime giornate della loro fin troppo annunciata agonia elettorale, è il "neo razzismo"
Il vecchio generale torna in guerra, per salvare il soldato Obama. Colin Powell, il più grande e rispettato ufficiale e statista afroamericano della storia Usa, muove contro un reduce del Vietnam come lui, John McCain.
L’Arizona è lo stato di cui è senatore McCain: ma il candidato repubblicano qui non è popolare. Così i democratici sperano. E contano sul voto dei ‟latinos”, conservatori nei valori ma tartassati dalla crisi economica e dal razzismo strisciante.
L’ombra che da sempre oscura il "sogno" di Barack Obama e che lo accompagnerà per sempre, per ogni minuto della sua presidenza se dovesse raggiungerla, riappare in un documento giudiziario in Tennessee, con il volto di due neonati bianchi
Nel solo dibattito reale che conta e che deciderà le elezioni, quello fra l’America e la propria economia, il risultato è ormai chiaro: l’America sta perdendo.