Sergio Staino: Il buon cibo e la terra salveranno il mondo

31 Ottobre 2006
Avete mai vissuto l'emozione del mondo che vi entra in casa? Ma non il mondo della politica o degli affari, non il mondo limitato dei vip o della ‟jet society”, ma il mondo, quello vero, quello immenso, quello dei volti, delle mani e dei piedi dei contadini che lo amano e lo curano con le loro incessanti fatiche, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Io due volte: due anni fa e ieri, a Torino, alla cerimonia d'inaugurazione di Terra Madre, in mezzo a 4.000 contadini, dall'Afghanistan allo Zimbabwe.
‟Lo sai”, mi dice un dirigente della Regione Lazio presente all'Assise, ‟solo nella nostra regione, in questi ultimi anni, abbiamo perso diecimila ettari coltivati a grano duro. Questo perché l'Europa finanzia i proprietari di terre destinati a grano indipendentemente dal fatto che lo producano o non lo producano. E molti di loro preferiscono prendere i soldi senza produrre nulla. così noi, poi, dobbiamo importare grano dal Canada, magari anche radioattivo”. È un concetto che, con altri esempi, esprime dal palco anche la rappresentante del Mali, ex ministro della Cultura del suo paese. Ed è anche uno dei tanti problemi che minacciano le sorti della futura agricoltura, uno dei tanti che la associazione Slow Food ha incontrato sul suo ventennale cammino. All'inizio nessuno ci pensava, neanche Carlo Petrini, fondatore e leader ‟maximo” sia di Slow Food che di Terra Madre. L'intuizione su cui Carlo si muoveva allora era l'affermazione del diritto delle classi popolari a mangiare bene: non l'accesso a i cibi di lusso, che potevamo anche ignorare, ma l'impedire che sapori e qualità del cibo popolare, sapientemente elaborati da generazioni, venissero distrutti o stravolti da una cinica economia sensibile solo ai profitti.
L’ampliamento e l'approfondimento dei problemi legati alla alimentazione sono maturati via via tra i soci Slow Food, nel corso di questi vent'anni, per arrivare alla conclusione ben sintetizzata dalla frase di Petrini: ‟Per un cibo buono, pulito e giusto”. Ciò significa che non ha senso parlare della bontà di un cibo se la si distacca dagli altri due obbiettivi: ‟pulito” perché il buono non lo si può ottenere a spese dell'ambiente e ‟giusto” perché il buono non nasca a prezzo di sfruttamento e sofferenza.
‟È disumano”, ha sottolineato Petrini nel suo discorso inaugurale, ‟che in Italia si rendano schiavi lavoratori stranieri per produrre pomodori o che nella verde California la riscoperta della agricoltura biologica venga fatta rendendo schiavi migliaia di contadini messicani”.
Questi concetti sono stati più volte espressi, sotto lo sguardo attento del presidente della Repubblica, calorosamente salutato dalle 148 delegazioni di comunità agricole di tutto il mondo lì presenti. ‟Sono orgoglioso”, ha detto Petrini rivolgendosi a Napolitano e alla signora Clio, ‟di vivere in un Paese il cui Presidente ascolta la voce degli umili, dei contadini di tutta la Terra”. E i contadini di tutta la terra, accolti fraternamente da tantissime famiglie piemontesi lavoreranno per cinque giorni al fianco di 600 cuochi e 250 docenti universitari. Da questo dialogo riparte il sogno di Petrini: una grande rete di lavoro e conoscenza che aiuti i giovani di tutto il mondo a riscoprire la madre Terra, la fatica e la gioia di farla produrre, come possibile e unica ancora di salvezza di questo nostro pianeta.

Sergio Staino

Sergio Staino, nato a Piancastagnaio nel 1940, laureato in Architettura, disegnatore satirico il cui personaggio più famoso, Bobo, è nato sulle pagine di “Linus” nel 1979, ha collaborato con “l’Unità”, …