Nebulosa del boomerang
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Mila – ma in realtà si chiama Maria – non accetta più i patti che la
prostituzione le ha imposto: l’unica speranza di sopravvivenza a questo punto
è la fuga. E Mila corre, scappa, si nasconde. Finisce per imbattersi in Walter
Zoef, un giornalista che non scrive più e invece è consulente,
"segretario particolare" di un potente personaggio dell’amministrazione
pubblica. A sua volta Walter è legato a Giorgia, una taxista in attesa di
clienti nella notte, la radio accesa, il cuore illuminato dalle canzoni degli
Smiths, la testa coronata di tanti capelli rossi. Lui, Walter, l’ha
ribattezzata Gilda in onore di Rita Hayworth che lei non sa chi è. È la notte
del 9 gennaio, è il compleanno di Walter: arrivano gli auguri del vicario,
untuosi ma sapienti. Per Walter non sembra esserci via di scampo: è un servo
del potere, un potere che lo sfida sul terreno che credeva messo in salvo,
quello della cultura. Giorgia glielo ha detto: "Tu sei scontento, lo sei
sempre ormai". E la "scontentezza" è immobilità, impotenza. Che
cosa può rompere la crosta di ghiaccio, lo strato di neve, il simbolico
occhieggiare della nebulosa del Boomerang ("Si chiama così – ha letto
Giorgia – il posto più freddo dell’universo, una nuvola gigantesca di
polvere e gas")? Forse solo la memoria o l’imminenza del sangue, del
dolore. E arriva, nella sua corsa disperata, Mila, attraverso la campagna a
chiedere di poter vivere ancora, a reclamare un diritto alla felicità dato per
congelato, soffocato, archiviato. Il freddo è la tonalità, il tema, il filo
rosso di questo romanzo. È il freddo della notte invernale in cui si consuma la
vicenda, è il freddo "civile" che fa da sfondo alle vite dei
protagonisti, è il freddo da cui è necessario difendersi.
Gianfranco Bettin
Gianfranco Bettin è autore di diversi romanzi e saggi. Con Feltrinelli ha pubblicato, tra gli altri, Sarajevo, Maybe (1994), L’erede. Pietro Maso, una storia dal vero (1992; 2007), Nemmeno il destino (1997; 2004, da cui è …
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